Questo pazzo pazzo mondo dell'indie




Se dovessimo ritrovare il vero senso dell"indie" italiano sarei costretto ad impiegare un intero articolo aprendo ulteriori questioni senza risposta, quel che è certo però è che a venir meno a volte è proprio quella filosofia indipendente che vedeva l'artista. e quindi l'opera immune da manipolazioni, al centro dell'attenzione. Questo non sempre accade e ad accorgercene ci vuole poco, basti pensare alla durata del loro successo e all'incapacità molte volte di gestire la cosa facendosela sfuggire di mano. Il meccanismo è semplice, i primi passi in quel mondo li si fanno con poca discrezionalità, i successivi sono invece più liberi tanto da denotare il vero spirito dell'artista. Lo si nota quando si sta sotto i riflettori di una scena in continua espansione che sguazza in numeri impressionanti, arrivando improvvissamente a molti, giovani e meno giovani, con un'immediatezza che quasi spaventa. All'improvviso tutti conoscono quelli che consideravi un po' le nuove leve di questo cantatorato, di band spesso spudoratamente simili fra loro, della solita salsa nichilista/radical chic che continua ad imperare trascinandosi dietro tanta ipocrisia. Perchè l'anticonformismo in quel senso diventa nient'altro che altro conformismo. Esiste quello consapevole e quello virale, ma non sempre ha effetti negativi. Ed è proprio quando senti parlare di tizio (che prima conoscevi solo te e l'amico tuo, disagiato uguale) dall'ultimo che ti saresti aspettato che la tua fiducia nell'umanità cresce un tantino e ti ritrovi ad esordire con il solito "Meglio Calcutta di Alessandra Amoso, questo è sicuro". Quello che urlava L'infermiera di notte con i suoi Carrera da una Fiat Punto decapottabile, l'altro che conosceva si e no i Guns N' RosesGreen Day, l'ultimo che si rifiutava di capire la differenza tra basso e chitarra. L'inaccessibilità era palese ed inevitabile, mettiamoci anche l'indifferenza per certe
tematiche, certi stili. Eppure questa viralità non ha fatto male, ha in realtà in parte attutito l'influenza della Trap, almeno di quella di tendenza, destinandola ad un tipo di pubblico. Non di certo quello degli instore in Feltrinelli con Dente, Tommaso Paradiso o gli Zen Circus né di quelli da Miami o Siren Festival (che bello potercelo mettere). Un immaginario ormai consolidato negli anni che accoglie ogni anno nuovi possibili eredi di quel pubblico che per qualche anno è venuto sempre più a mancare. Sarà merito di internet, dello streaming, ma ora contano i live, conta la presenza scenica a discapito della tecnica e questo ci piace un casino se sfruttato a dovere. Un approccio spesso di pancia che ci immerge in quella malinconia consolatrice, l'angolazione dalla quale spesso si osserva un sistema solare costellato da nomi come Calcutta, Niccolò Contessa, Coez, Liberato. 



Coez dopo Calcutta, due nomi con molte cose in comune, una delle quali il rapporto intimo con Niccolò Contessa. Dietro entrambi c'è sempre la sua mano a donare quel tocco di pop nostrano: semplicità, quotidianità, nostalgia. C'è tutto: un brano che suggella un amore, un brano per dimenticarlo e farsi tirare sù, un brano sul nostro presente e quello sul nostro futuro etc
L'evoluzione nella scrittura scandita dal passaggio dalla descrizione delle emozioni alla catalogazione di immagini, da "Non mi conviene, puntare in alto, "Scopami fra fiori urlanti", a "I pariolini di 18 anni comprano e vendono cocaina, fanno le aperte coi motorini odiano tutte le guardie infami, animati da un generico quanto autentico fascismo, testimonitato ad esempio, dagli adesivi sui caschi","Mangio la pizza e sono il solo sveglio in tutta la città" "E scusa se non parlo abbastanza a ho una scuola di danza nello stomaco". L'evoluzione che passa dai primissimi lavori indipendenti, a quelli più di massa, fino ad arrivare al boom nell classifiche in compagnia di Trap, Pop. Del resto anche l'indie stesso ne è influenzato,al passo di fenomeni come Liberato, Carl Brave X Franco 126.



Leggendo questa lista ci vien da pensare però cosa deve essere successo nel giro di 20 anni, da quando AfterhoursCsi, Marlene Kuntz davano via alle danze alla magistrale ascesa dell'indie italiano dominato inizialmente da band e pochi cantautori (aggiungerei "pochi ma buoni"). I secondi prenderanno il comando della nave spinti dal vento dei fenomeni hype, ma dovremo aspettare il 2015. La musica come tutto del resto è in completo cambiamento, e non siamo noi di certo a poter dire se in meglio o in peggio, possiamo semplicemente prendere quel che c'è di buono nel sound, nella filosofia, nello spessore o meno dei testi, e farne tesoro. Discorso valido anche pensando a nomi fondamentali come Teatro degli Orrori, Linea 77, Ministri, Verdena. Vi ricordo che era un affare per pochi, il biglietto non superava poco più dei 10 euro per potere assistere ad un concerto completo e decisamente devastante. Caratteristica che è rimasta in pochi, penso ai Fast Animals And Slow Kids, Gomma, ao sopravvissuti Gazebo Penguins, Fine Before You Came, One Dimensional Man. Nulla  tuttavia ci vieta di urlare sulle note di E' colpa mia, Ketchup Suicide, Non mi conviene puntare in alto, Elefante, quindi è ignorare esempi come Giorgio Poi, Motta, Iosonouncane, Cosmo e tanti altri. Ma procediamo con ordine.


Il 2011 è l'anno de "Lo straordinario album d'esordio" de i Cani, raggiunto l'anno dopo da "Per ora noi la chiameremo felicità" de Le luci della centrale elettrica. L'indie era ancora un affare per pochi e dovevamo ringraziare la genialata di caricare i brani su Youtube senza dare alcun preavviso, smuovendo un'intera comunità presente su tutto il territorio, radunata nei centri urbani nella speranza di poter ascoltare un loro concerto. Non era di certo gli anni dei Sold Out: un po' come il rap, l'indie ci ha messo un po' per esplodere. Dobbiamo aspettare "Mainstream" di Calcutta, l'ufficializzazione di un passaggio ormai obbligato, per poter assistere ad un fenomeno di tendenza impressionante.
Ma quel che spinge l'esordio de i Cani consiste nell'attitudine critica della realtà de anni,  I Pariolini di 18,  Velleità, Le Coppie, descrivendo nient'altro che una certa romanità un po' rozza un po' controversa che tornerà in altre vesti nei testi di altri. Cambia l'angolazione, ma lo scetticismo resta.




Nel frattempo a Bologna c'era qualcuno che la pensava molto similermente a ContessaLo stato sociale, collettivo pop/elettronico emiliano che dopo aver più volte superato le aspettative con i primi due Sold Out di file all'Estragon, arrivano secondi nell'ultimo Festival di San Remo dopo aver sfornato un disco fuori luogo quanto geniale come Turisti della democrazia. Uno dei primissimi album politici in chiave synth/pop, ma a donare quel tocco di classe è la facilità con cui Lodo Guenzi si destreggia con rime piuttosto taglienti e difficili da digerire come quelle Mi sono rotto il cazzo, Sono così indie, Maiale. Una band sopravvalutata a mio avviso, avrei sentenziato altro se avessero proseguito sui passi dell'esordio. Parliamoci chiaro, se si parla di qualità è meglio rivolgerci ad altri nomi: VerdenaMottaColapesceIosonouncaneGodblesscomputersGiovanni TruppiGiorgio Poi. Se si vuole andar sicuro in termini di resa ed originalità. Edkadenz è diviso in due parti, I e II, ma non si tratta di un doppio disco con uscite distinte, la prima a gennaio e la seconda a giugno, che accompagnano il tour indimenticabile di una delle band più preparate sulla piazza. Un vanto  a livello internazionale, niente da invidiare a tanti nomi che all'estero fanno la loro porca figura, questo soprattutto con la libertà con cui il trio bergamasco sfodera le sue armi più temute, dai chitarroni (riscoperti in occasione di Edkadenz, quasi assenti in Wow) ai fraseggi di basso tenuti costantemente dritti dai groove malati, fuori di testa, di batteria. I fratelli Ferrari e la Roberta sanno cosa e come fare musica, lo hanno più volte dimostrato e non serve ricordarlo. Dopo Il suicidio dei samurai , Requiem, Wow, c'è a quanto pare qualcos'altro da dire.




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Iosonouncane (il primo che ha collaborato con i Verdena per lo split che li vede intenti nel registrare la cover dell'altro) Colapesce rappresentano per me i due nuovi pilastri di questa scena indipendente, tanto da dettare la linea, ispirare, e restare sempre padroni di sé stessi. Tra mesi da eremita, meditazione, scrittura, i lavori che vi sto per indicare sono "Egomostro" e "Die", due capolavori degli ultimi anni. A seguire "Solchi" di Godblesscomputers, l'ultimo lavoro dell'arstista bolognese ormai tra i big dell'elettronica italiana ed europea.


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 Colapesce, pseudonimo di Lorenzo Urciullo, aveva già dato prova del suo spessore in "Un meraviglioso declino" ma preferisce ribadirlo con "Egomostro", un album che si discosta per sonorità ed atteggiamento. Come quello di Dopo il diluvio, Brezsny, Vai pure. Merito soprattutto dello stile inconfondibile del cantautore siciliano, a tratti incompreso e in altri così diretto ed efficace da suonare familiare in men che non si dica. Lo notiamo anche in "Totale" e non vediamo l'ora di sentirla live, giusto per poterlo dire dopo aver assistito ad una sua esibizione.  Risultati immagini per iosonouncane die

Iosonouncane, nome d'arte di Jacopo Incani, è un cantautore sardo con influenze di musica popolare ed elettronica: è proprio la facilità nel combinare questi due sound a fare di Jacopo uno dei pilastri della nuova scena. "Die" è un monito, una resa di fronte alla morte, l'immagine di uomo e una donna, il primo nel mare e ha paura di morire. La seconda guarda dalla terraferma gli ultimi scoppi di burrasca a largo, con il timore non rivedere mai più l'uomo. E' strutturato in sei parti, con due brani corali (Tanca e Mandria) ad aprire e chiudere il disco, con Stormi, Buio, Carne e Paesaggio sviluppati dalla prospettiva di lui e di lei. Il titolo ha più significati, "Die" ovvero giorno in sardo, in inglese morire e in tedesco nient'alteo che l'articolo determinativo femminile.





Un po' come Fibra per il rap, Edoardo D' Erme in arte Calcutta ha avuto il merito di aver portato questo mondo al centro dell'attenzione, con "Mainstream" nel Mainstream, mentre altri perdevano "Completamente" la rotta buttandosi senza paracadute. Perchè è difficile restarci senza scadere nell'ignorante, scontato e insulso mondo dei The Giornalisti (che bello poterlo finalmente dire) in "Fuoricampo" e "Completamente Sold Out". Vi risparmio il commento sui di loro proiettandovi direttamente nell'universo stravagante, da vita spericolata, del re dell'indie italiano: Calcutta. Basta un brano e un video, non uno qualsiasi, quello di un ragazzino sovrappeso che canta "E allora dimmi, cosa mi manchi a fare". Da tutto è esploso portando con sé i detriti del passato rimodellando un presente sì interessante ma a tratti monotono e a senso unico. Ma cos'è che manca negli altri e che dona a lui tutta questa attenzione?

Alcuni trovano la risposta nella quotidianità dei testi e la facilità di immedesimarsi con essi, altri nel personaggio che doveva in qualche modo fare tendenza. Resto del parere che nulla è lasciato al caso e se si sente parlar di qualcuno, è perché non possiamo fare a meno di farlo. Nel giro di qualche mese dall'uscita di "Mainstream", brani come "Gaetano" e "Frosinone" intasano le bacheche fb dei miei amici, le pagine dei giornali le sezioni musicali di giornali come Repubblica intenti ad immortalare questo bel momento per la scena romana, invitandoli ai convegni di giornalismo sull'hype. Come sempre vengono a crearsi due schieramenti, il primo stregato dalle parole semplici e facili da far proprie, tanto da cantare ed ascoltare solo ed esclusivamente la sua musica e il secondo del tutto scettico sul presunto valore Calcutta, considerato invece uno dei tanti.
Un affare per pochi diventa per molti suscitando un dubbio più che legittimo: ma com'è che chi ascoltava Gigi Finizio ora intona Orgasmo, Frosinone e Sempre in due? L'anno di Calcutta, I Cani, Cosmo, Motta, Pop X: simili quanto diversi tra loro, sono i protagonisti del 2016.



Tornano anche i Pop X, una delle formazioni più controverse, controtendenza, tanto da crearne una nuova. L'1% di voi ricorderà i temi di "Io centro con i missili""Drogata schifosa" e "Best of Pop X" che nel 2015 mette un po' d'ordine. Il 18 novembre 2016 esce "Lesbianitj" e anche la band trentina può godersi la sua fetta di successo, di pubblico, di live. Ad emergere è nuovamente il lato estremo, politicamente scorretto dei Pop X che primeggia sulle note di Frocidellanike, uno degli esempi di quella pazzia da molti incompresa e derisa. Come si suol dire: ai posteri l'ardua sentenza









Se parliamo di passaggio al mainstream non possiamo non parlare de "L'ultima Festa" di Cosmo,
un incrocio tra un cantautore e un'artista di elettronica che riesce a mettere d'accordo mondi appartenemente opposti e paradossalmente molto vicini, discoteca e famiglia, dance e cantautorato con quel pizzico di politico. Come non notarlo in "Cosmotronic", un doppio disco che merita più di un elogio, merito del contenuto invitante di un agglomerato di suoni, di liriche, di melodie in continua evoluzione e miglioramento. Qualche data tra Parigi, Lussemburgo, Bruxelles, Londra, Berlino, Lugano, Doppia data Sold Out a Bologna, Firenze, Milano, Torino due volte, Roma, Napoli, di nuovo Milano, Marghera, Bari, Genova, di nuovo anche Firenze, per chiudere a maggio a Catania. Che ne dite, ne vale la pena? Io direi proprio di sì.












Gli stessi numeri di uno duo romano, tanto famoso da meritare il trono di eredi di Calcutta. Stiamo parlando di Carlo Coraggio e Federico Bertolini, in arte Carl Brave X Franco 126.
Primi su Rolling Stones con "Polaroid", il pluripremiato disco d'esordio ascoltato da migliaia di fan, milioni di volte su Youtube con tanto di Sold Out: 4 di fila all'Atlantico di Roma, quel paio nelle più grandi città come Bologna e Torino. Carl Brave e Franco 126 scrivono testi rap su musiche reggae, indie, acustiche, senza perdere di vista le rime, la malinconia e la voglia di stare "Pellaria".

Risultati immagini per carl brave franco 126 polaroid cover La nostra generazione vuole questo e viene accontata da una dozzina di brani che uniscono, intrattengono, creano un immaginario fatto di piccole cose, piccole situzioni, e piccole polaroid ad immortalarli. Oltre a "Polaroid" ecco qui i singoli:

  • 2017 - Pellaria (Polaroid)
  • 2017 – Avocado
  • 2017 – Cheregazzina
  • 2017 – Medusa
  • 2017 – Barceloneta (feat. Coez)
  • 2017 – Argentario
  • 2017 - Interrail di Frenetik&Orang3

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Quello che a mio avviso appare quasi come un progetto "mixtape" di un qualcosa nato tempo prima, a cui è stato dato quel tocco fresco di sintesi tra il cantabile e il ballabile. Un evidente successo non solo ai botteghini, un risultato per alcuni immeritato ma che per me merita invece più di un riconoscimento. Parliamo di un prodotto registrato e destinato per un determinato tipo di pubblico, ma che in poco tempo tempo diventa tanto virale da far parlare romano anche il veneto o il calabrese.
Che oltre a riempire gli stadi unisce, come Calcutta, come i Cani, e ci fa cantare tutti insieme.





























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