I Ministri: "Fidatevi"

da sinistra a destra: Michele Esposito (batteria) , Davide Auteliano (basso e voce), Stefano Dragogna (chitarra e seconda voce)

Come scordare i tempi de I soldi i sono finiti con quell'euro in regalo, di quando l'indie italiano si apriva a nuove realtà (Afterhours e Marlene Kuntz arrivano al decennio post-esordio) come il Teatro degli Orrori, i Linea 77 e i Ministri. Assieme ai Verdena, figli diretti dei Nirvana, entrambi in formazione trio e in grado di sfogare la propria rabbia in testi crudi, impegnati e dal volto profetico (Lo sporco della Grecia prima della grande crisi) l'alternativa al mondo indie sempre più incline al Pop.

"L'unica band rock italiana" per alcuni, una delle mie migliori per il sottoscritto. Pogo, sudore, pomiciate in preda all'adrenalina e all'eccitazione post-concerto. Loro ne sanno qualcosa. I loro concerti erano un esplosione di energia e frequenze, stage-diving e giacche sudate (mai tolte nei live e mai lavate dopo) che rimembrano la vecchia Germania. Berlino, oltre a Milano, è la città che domina l'immaginario dei Ministri, alla quale devono molti ricordi
  "I soldi sono finiti" (2006)

Attitudine provocatoria e sensibilizzatrice verso il consumatore in preda all'inizio della crisi discografica, euro in copertina e conto spese allegato nel booklet. 
Brani come Non mi conviene puntare in alto, Lo Sporco della Grecia, I nostri uomini ti vedono, sono stati, sono e resteranno un manifesto di quell'indie music italiana fatta di provocazione e suoni affilati come lame. La chitarra di Dragogna suona come 10 Gibson Sg e la faccenda si fa sempre più interessante.

Tempi Bui è il primo disco in major pubblicato in collaborazione con il producer Alessio Camagni. Registrato e mixato da Camagni e Takedo Gohara presso il Noise Factory di Milano, masterizzato ad Hollywood da Brian Gardner al Bernie Grundman. Alcuni strumenti registrati presso le Officine Meccaniche di Milano sempre da Gohara. Si tratta di un concept dedicato a critiche e riflessioni sull'Italia contemporanea. Il passaggio il Major non spaventa il trio di Milano che riesce in qualche modo a preservare la propria tipicità. 



                                                                  "Tempi Bui" (2009)

Rappresenta senza se e senza ma il livello massimo di notorietà/potenziale per una band che ha dato già modo di dimostrare il proprio spessore con due album inarrivabili. Liriche, suoni, soluzioni sonore, tutto quel che piace a noi in una veste del tutto nuova.

Ad un anno di distanza esce Fuori (Universal) e per i Ministri suona come una conferma, una promessa per i nuovi fan, l'ennesima occasione per mettersi di nuovo in discussione e continuare a criticare una realtà effimera e destinata al suo triste epilogo. Fuori è una presa di posizione dichiarata nel singolo "Noi fuori": "Noi fuori dalle grandi speranze, dai loro ingranaggi. Noi fuori. Dalle radio, dalle spiagge, dalle vacche grasse. Fuori dai cortei, dalla burocrazia. Fuori dalle fabbriche, dai musei. È dall'alto che ci dividono, è là in alto che inventano il pericolo".

"Fuori" (2010)

Forse l'apice della maturità sonora, la voglia di sperimentare non viene meno ma è decisamente ridimensionata: un mix dei precedenti lavori ben distante dal greatest hits. Non ci sono brani riproposti, solo grandi eredi per grandi emozioni. Prima fra tutte Noi Fuori.

I Ministri passano velocemente da una major all'altra (Universal-Warner) perdendo per strada però molti fan interessati ormai ai pochi superstiti di quello stile fedele e originale alle origini che accetta e condivide le proprie evoluzioni coerenti. Quelle di Fuori, non quelle del post-2010.

A qualche anno di distanza da Fuori, ben 3, esce Per un passato migliore, un album registrato in presa diretta con le caratteristiche sonore di un live: stessi suoni, pochi elementi, solo chitarra e basso da contorno ad una voce sempre più centrale nei lavori dei Ministri.


"Per un passato migliore" (2013)

Tutto bene fino a Fuori, l'ultima fiamma che ardeva il suono ruvido e incisivo dei Ministri per poi lasciare spazio alle ballate con testi strambi annessi, tanto da stregare qualche fan ancora per qualche anno. Arriva Per un passato migliore, per molti l'inizio del declino passando per Cultura generale, l'apice della mediocrità. Nonostante l'approccio live di registrazione e la presenza di qualche chicca in Per un passato migliore come La Pista Anarchica, Le nostre condizioni o I giorni che restano i Ministri finiscono per commettere un errore madornale come quello di usare gli stessi suoni per due dischi di fila, una variante incoerente in un vissuto anticonvenzioale e autodistruttivo. Nichilismo e autocommiserazione vengono spazzati via dai brani dal titolo Sono fatto di neve. Da Non mi conviene puntare in alto, Diritto a un tetto a Balla quello che c'è. Prima o poi tutti cagano fuori dalla tazza, può succedere. Se in Un passato migliore emergeva saltuariamente, in   noto un netto distacco da quelle che erano le coordinate di un sound unico nel suo genere. Una vera delusione.

"Cultura generale" (2015)

Ci riprovano nel 2015 con Cultura Generale in collaborazione con Gordon Raphael, produttore degli Strokes e Regina Spektor, registrato negli studi della Funkhaus di Berlino, ex storica sede della radio della Repubblica Democratica Tedesca. Salta fuori un lavoro interessante ma che non si spinge oltre al piacevole, indeciso, ibrido risultato di un lavoro forzato (che non sa da che parte stare, se da quella di Vasco Brondi o dei Negroamaro, ahimé). I Ministri riescono a preservare una grande fetta di fan (puntando soprattutto all'ascoltatore medio-basso), quella dei seguaci "post-Fuori" attenti al nome più che al messaggio, la vera essenza del trio. I vecchi fan prendono le distanze da un lavoro mediocre e fottutamente spoglio, ricco di luoghi comuni (Io sono fatto di neve) e voci addolcite da chili di zucchero. Le eccezioni sono davvero poche (Le porte, Idioti), così poche da risultare insufficienti se viste nel complesso.

E' un peccato, specie se pensiamo all'enorme merito da attribuire alla band più preparata live e più incline alla scrittura di pietre miliari, gli elementi necessari per il futuro di una scena musicale. Sarà colpa e merito loro se esistono ma scarseggiano realtà riconducibili al loro stile (Fast Animals And Slow Kids, Voina etc) che però non rinnegano gli ultimi lavori a mio parere scadenti. A dimostrazione che non serve una grande produzione per fare un bel disco, o meglio non è quello che fa il disco. Quello è poco ma sicuro, basta fare un esperimento ed inserire nella stessa playlist Diritto al tetto ed Estate povera per capire che qualcosa è andato storto.

Proprio quando ci stavamo per dimenticare di loro, vuoi per la parentesi di Fede assieme alle Luci della centrale elettrica vuoi per il risultato un po' deludente dell'ultimo lavoro, i Ministri scompaiono per qualche anno dal radar lasciando spazio all'esplosione cantautorale romana.
Negli anni di Calcutta, i Cani, The Giornalisti (dio ci salvi), Gazzelle, è difficile dare retta ad una band ormai per pochi: i fan si sono divisi in vecchi seguaci e nuovi avventori e sono gli ultimi a rappresentare un bellissimo 80%. I vecchi ascoltatori piangono sulla copertina di Tempi bui e sperano in un ritorno degno di nota.

Fidatevi (2018)

Arriva con una promessa, Fidatevi, un singolo fottuttamente legato al passato con tocco moderno, una rivisitazione de I soldi sono finiti. Una bomba atomica, in termini di testo e di musiche: torna finalmente la chitarra, incastrata ancora una volta con la voce grattata di Davide. Non ci sembra vero, la diffidenza è tanta, specie in vista di un sesto album. Svolta o tuffo nel vuoto? I Ministri sanno prendersi i loro rischi, sono famosi anche per questo e sarebbe del tutto fuori dalle loro corde proporre un secondo flop. Fidatevi ha l'aria di un presagio, percepibile solo da un orecchio esperto, di rivincita e riscatto, voglia di spaccare e tornare al proprio posto. Aspettiamo con ansia una delle uscite più importanti del 2018: i singoli escono (Calcutta, Motta, Gazzelle) e i nemici aumentano.

Per un futuro migliore, aggiungerei, Fidatevi potrebbe essere l'inizio di un nuovo capitolo e noi lo speriamo. Speriamo di poter tornare a sudare tra il mare di corpi in preda al pogo, e questa volta allacciare per davvero.




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