Fluxus - "Non si sa dove mettersi"

Si continua con le recensioni, poche ma buone, ed è il caso dei Fluxus, band storica piemontese di ritorno a distanza di anni. Una band che ha sempre sfiorato il successo nonostante partisse con il pressuposto di un certo Dadaismo, di un certo modo di vedere le realtà in piena antitesi con la nostra società, il conformismo, la subordinazione schiacciata dal potere, gli ultimi veri romantici della stagione delle contestazioni firmate dalla lotta al mondo commerciale e capitalista. Nei testi ce n'è molta, sembra di ascoltare una nuova versione dei Csi, magari più pesanti e più vicini a Valium Tavor Serenase, magari più stonerggianti. Ci vogliono  coglioni e i Fluxus li hanno belli girati: Licenziami, Ma ero già indietro (molto Marlene Kuntz dei tempi di Catartica, stesso discorso per Mi sveglio e sono stanco che ricorda Festa Mesta e qualcosa di "Il Vile"), Gli schiavi felici. "Io non rinuncio a niente, sono le cose che rinunciano a me".
Ogni testo è un capolavoro, ogni parte di chitarra è a sè stante, non ho mai sentito nulla di così originale allo stesso tempo familiare. Perché è facile trovare la migliore tradizione italiana, quella del '90, modernizzata in qualche modo da non farla differire di molto dal suono delle band inglesi. C'è poco di italiano in quello, eppure l'impressione è quella di avere davanti qualcosa di fottutamente geniale.


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"Quando ci sarà la rivoluzione, tutti saliranno sul carrozzone dicendo che c'hanno sempre creduto. Ami gli oggetti, usi le persone, vivi in una casa disabitata da te"

Malato, controverso, fuori dalla portata dei conformisti e di chi ci è caduto pensando di essere l'alternativo, esattamente chi non ha capito un cazzo e ha bisogno di qualche dritta. Un razzo sparato senza senno che finire per demolire tutto ciò che ostacola il suo percorso, inarrestabile, travolge tutto. Entrano in soccorso di Fluxus con una magistrale esecuzione, un grande ritorno tanto atteso quanto sperato. Portati avanti ad un certo punto da due componenti dei Negazione, che lasceranno presto il gruppo, a distanza di 16 anni da "Fluxus" del 2002, a 24 da "Vita in un pacifico nuovo mondo" e a seguire "Non esistere""Pura lana vergine".

Di sto passo non ci resta che sperare nel ritorno dei Prozac +, e allora si che siamo tutti contenti. Per ora "ci accontentiamo" di un grande ed attesissimo ritorno accolto ben ce volentieri, un assaggio di sonorità dure, incisive, con testi provocanti e intrisi in quella contestazione che mancava da tanto, troppo tempo.

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